Discussioni:baccaiarda

Contenuti della pagina non supportati in altre lingue.
Da Wikizziunariu, lu dizziunariu a cuntinutu lìbbiru.

ref baccaiarda[cancia]

Antonio Maglio They cut those links for several reasons: to feel fully Canadians, avoiding stereotypes and offensive names such as ginos or wops; to react to family habits such as working in the baccaiarda where tomatoes grow and the summer afternoons spent in preparing tomato paste; to flee the noisy Sunday parties among former townsfolk, or the huge portions of pasta. And the Sunday Mass, the processions, the First Communion with the unavoidable photo to send the relatives in Calabria or Sicily or Friuli. Their Canadian peers did not share and did not understand those customs, and therefore joked about them. At St. Michael's College, for instance, the University of Toronto Italian Club has blossomed. Its 100 members of not long ago have grown to 400, and its officials are working to federate the other Italian Clubs formed in the major Canadian universities. "We know quite well," says President Nicholas Pappalardo, "the stereotypes still hovering over the Italian-Canadian community: we intend to do our part in eliminating them. The only way is through constant dialogue with our peers from other communities."

Fonti http://www.corrieretandem.com/viewstory.php?storyid=2465


BIG PAPA's - Restaurant in Toronto Restaurants

Backyard, Baccaiarda, Cortile

Fonti: http://www.bigpapa.ca/funstuff2.html


direttore del Centro Scuola e Cultura Italiana di Toronto (Canada) e personalità eminente tra coloro che hanno edificato il prestigioso status sociale, politico e culturale raggiunto dagli italo-canadesi. Invece, nella “baccaiarda”, cioè nel cortiletto retrostante, uno strepitoso mutamento d’atmosfera: un bel po’ d’anziani giocavano, senz’ombra di fretta, a bocce o a tressette, un venerando jukebox offriva un sommesso sottofondo di mandolinate e Mario-Merola.

Fonti: http://www.abruzzesinelmondo.regione.abruzzo.it/ABRUZZESINELMONDO/Default.asp?p=25&m=2&grp1=1&grp2=1&idse=532&nome=CRAM


Per sopravvivere crearono una lingua

TORONTO - Quando Stati Uniti, Argentina e Brasile cominciarono a chiudere le proprie frontiere agli stranieri, il Canada divenne, con l'Australia, la nuova meta della grande emigrazione italiana. Accadde sul finire degli anni Quaranta. Tra il 1950 e il 1975 circa 600mila nostri connazionali hanno raggiunto Montreal e Toronto: una buona parte si é fermata nell'Ontario e nel Quebec, il resto si é spostato praticamente in tutto il Paese creando comunità numerose. Vancouver, per esempio, é un'altra "città italiana" in Canada; ma qui gli italiani sono dappertutto: dalle province marittime alle praterie del Saskatchewan e del Manitoba, dal Grande Nord, dove gli inverni sono lunghissimi, alla mite Penisola del Niagara dove i filari di viti si allungano fino all'orizzonte e le città sono isole bianche nel verde. Riprese in quegli anni (tra il 1950 e il 1975) un flusso ormai secolare tra Italia e Canada, interrotto solo da eventi straordinari o da strategie politiche, come nel decennio 1931-1940 in cui il fascismo frenò l'emigrazione e qui arrivarono solo poche migliaia di nostri connazionali. «Esattamente 3.298», dice Angelo Principe, storico, per anni docente all'Università di Toronto. «Si trattava soprattutto di donne e bambini che si riunivano ai mariti o ai genitori già residenti qui. E c'é da aggiungere che in quello stesso periodo, tra il 1931 e il 1940, moltissimi italiani rientrarono in patria o lasciatrono il Canada».Perché? Principe: «Perché gli italiani, con la loro ostinazione a rimanere attaccati alle tradizioni, sono riusciti a imporne una parte alla società canadese. Pensi all'orto religiosamente coltivato, la "baccaiarda" la chiamano in italiese, ai pomodori trasformati in salsa, alle melanzane conservate sott'olio, ai peperoni arrostiti: non sono solo gli ingredienti di un piatto, ma quelli della rivoluzione gastronomica di cui siamo stati i principali protagonisti.

Fonti: http://www.corriere.com/printer.php?storyid=10662


Intervista a Domenico Pietropaolo, direttore del Dipartimento di Italianistica della University of Toronto. Di Antonio Maglio. [...] alle abitudini familiari della "baccaiarda" da coltivare a pomodori e dei pomeriggi d'estate passati a fare la conserva; per ostilità alle rumorose riunioni tra compaesani la domenica e nelle feste comandate; ai piattoni di pasta.

Fonti: http://www.corriere.com/viewstory.php?storyid=13635



Un altro signore, invece, aveva fatto fortuna e ritornato in Aiello andava in giro sempre vestito a festa indossando ampi e lunghi vestiti con cravatte sgargianti, lunghe e larghe e con un ferma cravatta d’oro. Si vantava di aver fatto fortuna e di aver imparato benissimo la lingua inglese. Ogni mese si recava presso la filiale della Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania e ritirava il suo assegno in dollari (pezze), la sua cecca (check), proveniente dal Social Security Americano. Tutti sapevano, però, che era un ignorante, non sapeva leggere né scrivere, quindi era impossibile che avesse potuto imparare la lingua inglese. Quando gli chiedevano come avesse fatto, lui rispondeva che per lui era stato molto semplice. Bastava cambiare le parole, dire a volte anche il contrario. Infatti lui diceva che per dire cavallo in inglese (horse) bisognava dire orso. Per dire pane (bread) dovevi dire prete. Solo una parola era identica a quella italiana, cioè moglie. Infatti moglie (wife) in inglese si diceva guai. Questo italiese fra pochi anni scomparirà di sicuro. Creato dai primi emigranti in terra straniera, parlato e compreso dai figli, capito dai loro nipoti, ora le nuove generazioni si esprimono solo in inglese anche in famiglia e se vorranno imparare la lingua dei nonni la dovranno studiare a scuola, dove impareranno la vera lingua italiana e non il dialetto calabrese condito con parole inglesi storpiate e modificate.

Dissi sciabola is very good per fare gli oli per mettere la fenza. E’ una sciabola del re erode end tu la puoi pusciare benissimo. Nesso taime se vuoi parcare lu carru lo puoi parcare dietro u baccaiarda -(Questa pala è molto buona per fare le buche per mettere lo steccato. E’ una pala che la usano anche i ferrovieri e tu la puoi spingere benissimo. La prossima volta se lo vuoi puoi parcheggiare la macchina dietro il giardino.)-

Fonti: http://xoomer.virgilio.it/sanpietroinamantea/libri/fgagliardi/dolciricordidinfanzia.htm


ref beccaiarda[cancia]

Calabria

Alcuni di loro, spesso e volentieri, ritornarono in Calabria per qualche visita breve e quando rimpatriavano nei loro paeselli diventavano personaggi importanti e familiari.

E così bar diventava barro; automobile(car) diventava carro; lavoro (job) giobba; negozio (shop) scioppo; vagabondo (bum) bummo; scarpe (shoes) sciuse; via (street) stritta; pane (bread) prete; pala (shovel) sciabola; ferrovia (rail road) re erode; buca (hole) olio; pavimento (floor) floro; giardino (backyard) beccaiarda; recinto (fence) fenza; tetto (roof) ruffo; cantina (cellar) sello; autocarro (truck) troccu; stanza (room) rummo; parcheggiare (to park) parcare; gassosa (ginger ale) gingerella; assicurazione (insurance) asciuranza. Per dire poi Figlio di buona donna (son of bitch) dicevano sanimabicci. La pala della ferrovia diventava la sciabola del Re Erode.

Fonti: http://xoomer.virgilio.it/sanpietroinamantea/libri/fgagliardi/dolciricordidinfanzia.htm